Manipolati dal potere dei social

Viviamo nell’epoca della “connessione sociale” piuttosto che dei rapporti sociali.
Qualsiasi individuo, dopo essere diventato membro della community, può interagire con altri utenti, comunicare, condividere opinioni, foto, video e restare permanentemente in contatto con altri senza il bisogno di uscire di casa. Oggi “online” è il luogo in cui si svolge gran parte dell’interazione umana, non ci si incontra più per una chiacchierata davanti ad un caffè o per vedere come sta una persona cara.
I comportamenti sociali sono cambiati, si sono confusi. Misuriamo le persone in base a ciò che dicono e pensano di essere o fare, in base a ciò che scrivono o condividono.
L’uso delle nuove tecnologie sta influenzando profondamente la quotidianità di ciascuno di noi e anche l’uso della lingua con cui comunichiamo.
A proposito dell’informazione ai tempi della rivoluzione digitale, il sociologo Zygmunt Bauman parla di una “superficializzazione”. L’adattamento alle condizioni create da Internet e dall’era digitale rende l’attenzione fragile e incostante, incapace di andare in profondità.

I social network hanno così trasformato l’uso della grammatica e del linguaggio, che è diventato quello della rete. Oggi, infatti, nell’italiano della comunicazione digitale abbreviazioni, tecnicismi, punteggiatura potenziata, elementi iconici si mescolano all’uso della tradizionale parola scritta con frequenza e regolarità. E la rapidità con cui scriviamo, spesso, porta ad abbassare il livello di attenzione alla forma a discapito anche della correttezza grammaticale. E questo è causa anche di cambiamenti a livello comunicativo. Henrik Fexeus, esperto appunto di comunicazione occulta, ci spiega dove stiamo arrivando:

“Se impugni un nuovo smartphone, appena acquistato, quando quello che avevi prima funzionava ancora bene, un motivo c’è. Se quel tizio lo voterai ancora, anche se ha fatto cose discutibili, ma è così brillante e ripete promesse rassicuranti. Se compri senza reale necessità, se scegli qualcosa o qualcuno che, a conti fatti, poi non ti convince, dietro gran parte del tuo bisogno o del tuo impulso c’è, di fatto, la manipolazione. Ma se la conosci, ti difendi. Comprendi meglio le strategie di pubblicità e marketing”.

Per difenderci dobbiamo esserne consapevoli e soprattutto tornare a pensare con il nostro cervello. La migliore risposta al comportamento manipolativo è difatti un comportamento assertivo, e cioè ribadire la propria opinione senza prendere in considerazione ciò che gli altri vogliono imporci. Tutte le volte che invece nasconderemo la nostra voglia di farci rispettare per evitare conflitti, tutte le volte che perdoneremo le invadenze e i tentativi di condizionarci ci esporremo ancor di più all’esser soggiogati.
Jaron Lanier, informatico e saggista, afferma che i social fanno i soldi modificando i nostri comportamenti, perché vendono a chi ha interesse la possibilità di orientare le nostre scelte (esempio: votare o non votare). Ma come avviene questo?

“I social si fondano su algoritmi adattivi che mettono insieme miliardi di dati e li usano per raggiungere determinati obiettivi. I cosiddetti inserzionisti sanno cogliere il momento giusto, quello in cui sei più predisposto, per influenzarti con gli annunci che hanno già funzionato con le persone con cui condividi certi tratti e circostanze. Un tempo c’era la pubblicità. Ora c’è la modificazione comportamentale su vastissima scala.”

I social sono la comunicazione di oggi e ci stanno solo rendendo schiavi del potere, della società, delle masse, togliendoci la libertà di scegliere.

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