Intervista a Lorenzo Santinelli

Intervista a Lorenzo Santinelli

Abbiamo incontrato per voi Lorenzo Santinelli che, dopo essersi formato usufruendo proprio di una borsa di studio erogata dalla Armando Curcio, si è specializzato allo IAC esordendo poi come illustratore di “Agata la donna cannone” di Barbara Brocchi e de “Le ore della contentezza” di Tea Ranno, editi dalla stessa casa editrice.

Lorenzo, quando hai capito che la tua vocazione era l’illustrazione?
Beh in realtà l’ho sempre saputo, sin da piccolo. Poi, trovandomi a scegliere quale indirizzo seguire per il liceo, dopo una lotta interna per iscrivermi al liceo artistico, mi sono iscritto allo scientifico pur essendo consapevole della mia passione. Durante quegli anni però ero, diciamo, immaturo. Pensavo molto poco alle prospettive lavorative che la mia passione poteva garantirmi, anche perché non le conoscevo, ma nonostante questo ho sempre coltivato questa predisposizione e non ho mai avuto il dubbio su cosa volessi “fare da grande”, ovvero disegnare. L’unico dubbio era, appunto, come poter trasformare questa mia passione in lavoro. All’inizio ho pensato ad architettura ma il disegno in quel campo era troppo tecnico, finché al terzo anno di liceo ho scoperto il mondo dell’illustrazione grazie a degli incontri di orientamento che lo IED e altri istituti hanno svolto presso il mio liceo durante i quali, una volta, ho visto delle tavole di illustrazioni floreali di Barbara Brocchi – quella che poi sarebbe diventata la mia insegnante allo IAC- e ho detto: “io da grande voglio fare questo”.

Come e quando è iniziato il tuo percorso di formazione in quest’ambito?
Una volta capito come poter concretizzare il mio sogno, ho iniziato a partecipare ai concorsi proposti all’interno del mio liceo, il Democrito, che proponeva anche attività esterne, opportunità di scoprire altri ambiti oltre a quello scientifico. Studiare in quel liceo è stato utile perché in quell’ambito ero uno dei pochi che disegnava, quindi è stato più facile emergere; ma lo sarebbe stato ancor di più lasciar perdere visto che comunque persistevano delle “distrazioni”, e invece non mi sono mai fatto distogliere.
Ma la vera chiave di volta è stata sicuramente quella di aver vinto, partecipando al Premio Curcio per le attività creative, una borsa di studio erogata dall’Armando Curcio, da poter sfruttare per studiare allo IED.

Quanto è stato determinante, per te, poter usufruire della borsa di studio erogata dall’Armando Curcio per poterti formare nell’ambito dell’illustrazione?
È stato assolutamente determinante, da lì è cambiato l’indirizzo del mio percorso.
Alla fine del quinto ero ovviamente deciso a continuare con il disegno ma non sapevo bene cosa fare, dove iscrivermi, dove formarmi. Quindi mi ero iscritto all’Accademia delle Belle Arti ma lì non c’era un corso di taglio editoriale e fortemente legato al lavoro, la formazione in quell’ambito mi avrebbe garantito soltanto basi solide a livello tecnico-compositivo. Lo IED, d’altra parte, in quel periodo era inaccessibile.
Ho quindi partecipato al Premio Curcio per le attività creative, dove tra l’altro ho incontrato di nuovo Barbara Brocchi che ho scoperto essere anche autrice dell’Armando Curcio, e proprio la casa editrice ha fornito le borse di studio al mio liceo come premio per la partecipazione. Allora lo IAC non esisteva ancora, quindi ho usufruito della borsa di studio che ho vinto per iscrivermi allo IED, dove ho visto come la passione per il disegno potesse trasformarsi in lavoro. Con l’Accademia avrei avuto una formazione più classica, più limitata alla tecnica del disegno e non incentrata a sviluppare il disegno creativo.

Perché hai scelto di specializzarti allo IAC?
Nato lo IAC, ho subito scelto di iscrivermi per necessità, direi. Sentivo che alla mia preparazione mancava un gradino per poter essere definita “matura”, mi sentivo ancora impreparato sotto molti aspetti…ma soprattutto, conoscendo la sinergia tra lo IAC e l’Armando Curcio volevo entrare nell’ambito della casa editrice, nel settore produttivo, per dare un taglio editoriale alla mia preparazione e scoprire come si lavora in collettivo, non come singolo lavoratore. Allo IED, vista l’impostazione del percorso di studi, pensavo che quello dell’illustratore fosse un lavoro molto individuale, allo IAC ho capito che invece servono assolutamente la collaborazione e il confronto.

Qual è stata la tua esperienza da studente IAC?
Ho vissuto il mio periodo di studi allo IAC in stretta collaborazione con Barbara Brocchi, che ho ritrovato lì, in veste di docente, con estremo piacere. Studiare allo IAC mi ha permesso di entrare nei meccanismi di produzione di una casa editrice, di lavorare a stretto contatto con professionisti del settore che ti prendono seriamente in considerazione coltivando e sviluppando le tue capacità anche se sei molto giovane -o forse proprio per questo-, che ti sanno instradare, che ti concedono delle opportunità per metterti alla prova e per scoprirti.

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Durante il percorso di specializzazione allo IAC, Barbara Brocchi e Mauro Ortolani, l’Art Director dell’Armando Curcio, notando il tuo talento, ti hanno chiesto di illustrare il racconto di Barbara “Agata, la donna cannone”. Ed ecco l’esordio. Il passaggio da studente a collaboratore di quella che è stata la tua docente che effetto ti ha fatto?
In realtà non ho mai visto Barbara Brocchi esclusivamente come una docente, ma piuttosto come una professionista e quindi come un esempio da seguire, direi che più che essere stata la mia insegnante è stata ed è il mio “maestro”. Il rapporto studente/docente è stato decisamente costruttivo, Barbara mi ha dato preziosi consigli e ha saputo cogliere le mie predisposizioni. Il rapporto di collaborazione, quando mi sono trovato ad illustrare il suo libro, è stato sicuramente bellissimo e impegnativo, pur lavorando insieme rimane sempre questo senso di ammirazione che provo per lei, quindi i suoi giudizi per me contano molto.

Mentre stavi studiando, ti aspettavi un esordio del genere? Durante la collaborazione con Barbara Brocchi ti è stato proposto di illustrare anche la favola “Le ore della contentezza” di Tea Ranno, insomma, un vero successo. Lo avresti mai immaginato?
Assolutamente no, soprattutto non mi aspettavo un riscontro così ampio e positivo. Non immaginavo affatto di potermi trovare, un giorno, a collaborare con Barbara, o con una scrittrice del calibro di Tea Ranno e di essere chiamato, subito dopo l’esordio, a continuare a collaborare con loro per dei progetti. Devo dire che è stato davvero inaspettato.

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Qual è stata la prima persona che ha creduto in te?
Da piccolo sicuramene mia madre, i ricordi più belli che possiedo con lei sono quelli che ci vedono mentre ci ritagliavamo un momento della giornata per disegnare, un momento che per me era fondamentale.
Dopo cena ci sedevamo entrambi per terra e iniziava il “momento del disegno”, lei mi ha sempre spronato a disegnare, a credere nelle mie capacità e a coltivare la mia passione. Molto hanno contribuito, in questo senso, anche i professori, disegnando da sempre ho trovato, durante il periodo scolastico, professori che, avendo notato la mia passione, mi lasciavano spesso libero di destreggiarmi nel disegno artistico piuttosto che in quello tecnico, previsto dal programma. Non mi è mai capitato di essere ostacolato.

Hai un progetto tutto tuo nel cassetto?
In realtà si, il lavoro di tesi, che considero l’inizio di un progetto tutto mio. Si tratta di un libro enciclopedico di un mondo fantastico. È sicuramente un progetto ambizioso, per ora lo tengo ancora nel cassetto…

Quali influenze pensi che abbia ricevuto il tuo stile? Chi è il tuo maestro?
Si, sicuramente il mio stile ha accolto delle influenze. Penso che a livello tecnico e concettuale il mio “maestro” sia Dalì, su di lui ho scritto la tesina del liceo e amo il surrealismo, sono sicuramente partito a sperimentarmi da questa corrente artistica. Per quanto riguarda le influenze di altri illustratori direi tutti e nessuno…in particolare apprezzo Joanna Concejo, Basquiat e Beatrice Alemagna.

Che consiglio daresti a chi volesse intraprendere questa strada? Qual è stato il consiglio più utile che hai ricevuto?
Le due cose in realtà coincidono, può sembrare banale, ma il miglior consiglio che mi è stato dato è anche quello che sento di voler dare ai ragazzi che, come me, vogliono intraprendere questa strada: non mollare. Quando hai un obiettivo devi perseguirlo. Ogni tanto, ancora, ho qualche dubbio, spesso penso che dovrei fare anche altro, qualcosa di diverso dall’illustrazione, ma poi mi focalizzo di nuovo unicamente sulla mia passione perché so che, altrimenti, non sarei felice. Sicuramente, quello dell’illustrazione, è un campo dove non puoi limitarti soltanto ad un ambito specifico, devi adattarti e aprirti al mercato, essere versatile.
Ho capito che bisogna essere disposti a modificarsi e sperimentarsi sempre e in più campi, ed è quello che sto facendo, sono disposto a tutto purché io possa disegnare.

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