A lungo redattrice di una tra le più prestigiose riviste letterarie al mondo, il New Yorker, Ann Goldstein è la traduttrice americana della fortunata tetralogia di Elena Ferrante.
Biografia
Nasce nel 1949 a Maplewood, nello stato del New Jersey. Più volte nel corso della sua carriera professionale, iniziata quasi per caso, la Goldstein ha tenuto a sottolineare l’importanza del “looking at things very closely”, per citare le sue stesse parole, la capacità di guardare alle cose molto da vicino. Paradossalmente, però, Ann Goldstein ha più volte scelto di cimentarsi nella traduzione di imponenti progetti: dalle opere di Primo Levi, allo Zibaldone di Giacomo Leopardi, per approdare infine alla tetralogia di Elena Ferrante. Viene spontaneo chiedersi come sia possibile mantenere il rapporto tra l’estremamente piccolo e l’estremamente grande. La risposta, secondo lei, va ricercata nell’attenzione che deve essere costantemente dedicata ad ogni singolo aspetto legato alla resa di un testo in lingua straniera: la parola, la frase, il paragrafo, la storia, il libro. Solo prestando la dovuta attenzione ad ognuno di questi elementi, magari anche in momenti diversi, si potrà arrivare a riprodurre la voce dello scrittore in una lingua diversa dall’originale.
L’amica geniale
I volumi che compongono la tetralogia, L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta e Storia della bambina perduta sono stati pubblicati in Italia tra il 2011 e il 2014 da e/o Edizioni ed hanno riscosso tutti un discreto successo. Ma è soprattutto negli Stati Uniti che, a partire dal 2014, i libri della Ferrante hanno incontrato il grande favore del pubblico, diventando un caso editoriale. Il successo va ricercato molto probabilmente nella forza del racconto che è riuscito a veicolare tanto brillantemente una storia ambientata nella povera periferia napoletana della seconda metà del Novecento nel luogo simbolo dell’innovazione e della modernità.
A rendere ancor più arduo il lavoro della Goldstein hanno sicuramente inciso le frasi lunghe, la presenza del dialetto mirabilmente trasposto nel rispetto della sintassi della lingua inglese, notoriamente molto meno flessibile di quella italiana.
Probabilmente, parte del successo dei libri della Ferrante e dell’interprete americana dei suoi lavori va ricercato nella capacità di dar vita ad una realtà che avvince il lettore che da questa non può, o non vuole, fuggire.
Il lettore si immedesima in questa realtà, si riconosce nella trama dei rapporti che, tuttavia, rimangono circoscritti al mondo del rione napoletano, ai personaggi del libro. Si riconosce nella lotta di questi personaggi che tentano di dare un senso alla propria esistenza. La sincerità e, per certi aspetti, perfino la brutalità dello sguardo della scrittrice, l’attenta analisi delle emozioni dei suoi personaggi riescono a catturare ed emozionare il lettore sin dalle prime pagine.
Letizia Sarteanesi