Franziska si è dimostrata una delle migliore allieve del corso: dopo aver vinto il contest per realizzare le illustrazioni di Dina la gocciolina, ha concluso il suo percorso di formazione allo IAC con il massimo dei voti e il suo progetto finale ha colpito molto positivamente la commissione.
L’abbiamo intervistata per farci raccontare la sua esperienza.
Cosa hai pensato quando ti hanno comunicato di essere stata scelta?
È stata davvero una gioia immensa per me, ma a dire la verità ci sono voluti dei giorni per rendermi conto che era tutto vero, che un mio sogno stava diventando realtà. Ho avuto anche modo di incontrare l’autore, Ferdinando Albertazzi, e mi ha fatto immensamente sapere che la scelta era stata fatta dai bambini.
Per le tue immagini ti sei ispirata a qualcosa in particolare?
Sono da sempre affascinata dalla tradizione calabrese/siciliana dei giganti che ballano per strada, accompagnati dal suono del tamburo. Così ascoltando musiche con tamburi sono incappata in un video online sulla performance di “Así nació AAINJALA con 150 tambores”, 150 ragazzi colombiani che suonano il tamburo. Mi sono immaginata il temporale coi suoi suoni e da lì ho pensato a Tuontuonus, un personaggio che compare nel testo di Albertazzi. E ormai quando sento il temporale non penso più ai tamburi, ma ad Albertazzi J.
Sfogliando il libro e le immagini, la prima cosa che risalta agli occhi sono i colori vivi e squillanti. Che rapporto hai coi colori?
I colori sono la possibilità di evadere dalla realtà, di entrare in qualcosa di impossibile, oltre a dare all’illustrazione l’elemento per essere qualcosa di speciale. Ad esempio ho scelto il blu e l’arancio per questo libro perché sono colori vitali, intensi ma insieme non invadenti. Pensando al temporale mi sono venuti naturali gli elementi del fuoco e dell’acqua, del caldo e del freddo che si scontrano, ma in verità sono armoniosi.
Quali sono state le difficoltà principali nell’illustrare il tuo primo libro, se ci sono state?
Non ero abituata al confronto, ho sempre illustrato in modo istintivo, non progettuale e dover rispettare scadenze, margini, regole di impaginazione, dover imparare a rinunciare a qualcosa che si considera indispensabile, l’attesa e la paura del giudizio sono stati tutti elementi di difficoltà. Ma adesso mi sento più completa, ho un approccio diverso, ho acquisito un metodo.
Hai un sogno nel cassetto che ci puoi svelare?
Oltre al desiderio di continuare il percorso da illustratrice, ho uno specifico sogno da sempre. Immagino che un astronauta un giorno ci comunicherà qualcosa di straordinario dallo spazio, forse un suono o un’immagine o qualcosa che non si è mai visto prima, qualcosa insomma che scioglie ogni dubbio sulla possibilità che esistano forme di vita nell’universo oltre alle nostre sulla terra.