I più grandi grafici editoriali: alcuni esempi

munari

Come abbiamo visto nei precedenti articoli il lavoro del grafico editoriale è fondamentale per portare avanti con coerenza la linea di una casa editrice, per garantire il successo di collane e serie editoriali e per consentire la riuscita di campagne e operazioni promozionali. Alcuni grafici editoriali sono entrati nella storia e il loro lavoro è diventato un punto di riferimento non soltanto nello specifico ambito della casa editrice in cui hanno dato il loro contributo, ma anche nel più ampio livello della cultura, dell’arte e della società della loro epoca. Vediamo, quindi, insieme due esempi di coloro che possono essere considerati come i più grandi grafici editoriali. Ci concentreremo su due grafici italiani: Bruno Munari e Franco Bassi.

La figura di Bruno Munari

Bruno Munari ha davvero saputo declinare la sua creatività e il suo studio sulle forme in moltissimi progetti.

Sin da giovane si dedicò all’ambito della grafica avvicinandosi a Marinetti e al movimento futurista. Nell’ambito del Futurismo, realizzò diverse mostre e aprì, insieme a un altro collega gravitante nel movimento, uno studio nel quale svolgere innumerevoli attività artistiche, dalla grafica agli allestimenti. Al 1930 – momento nel quale iniziò il suo distacco dal movimento futurista di cui cominciò a non condividere la retorica e gli obiettivi – risale la macchina aerea che si può considerare come la prima scultura mobile sospesa nello spazio. Inizia a realizzarsi così il progetto di Munari, ossia quello di liberare le forme, togliendole dalla loro immobilità e andando oltre alla bidimensionalità e la tridimensionalità. Questo dimostra lo spiccato sperimentalismo e la voglia di andare oltre opere e forme prestabilite. Munari diede il suo contributo in moltissimi ambiti: dalla scultura all’architettura, dalla pubblicità all’editoria.

 

In ambito editoriale vale la pena ricordare la collaborazione, a partire dal 1960, con la casa editrice Einaudi. In questo campo, Munari oltre a dispiegare i suoi studi e il suo rigore formale, convoglia la sua passione, la ricerca e la voglia di sperimentare. Per la realizzazione delle copertine la sua inventiva spazia dalla realizzazione di collage al riutilizzo di suoi precedenti lavori; ma non mancano occasioni in cui Munari si lascia andare alla creazione di disegni estrosi capaci di dare un tocco unico a libri come Favole al telefono” di Gianni Rodari.

I collaboratori Einaudi lo hanno sempre ricordato per la sua disponibilità alla discussione del progetto e per la sua apertura a consigli e critiche. Riteneva, infatti, che questi spunti potessero dare un utile apporto alla riuscita dell’intento comunicativo delle sue grafiche e ai suoi obiettivi.

 La figura di Franco Bassi

Come abbiamo più volte sottolineato, anche per quanto riguarda la figura di Munari, il lavoro dei grafici editoriali può contribuire fortemente alla definizione dell’identità di una casa editrice. Può, infatti, generarsi una perfetta sinergia tra gli intenti dell’editore e dei suoi collaboratori e le scelte del grafico editoriale e questo può avere importantissimi effetti sul successo delle pubblicazioni e sull’esito favorevole delle campagne promozionali di una casa editrice.

 

Questo è quanto accaduto all’Olivetti che ha giovato per anni della collaborazione di un grafico editoriale come Franco Bassi. Insieme a Walter Ballmer, Franco Bassi ha saputo dare un’impronta unica alla Olivetti, riuscendo a sfruttare le spiccate opportunità del settore informatico offerte dalla casa editrice, decisamente evoluta in questo ambito rispetto ad altre realtà editoriali. Franco Bassi lavorò anche per Edizioni di Comunità, casa editrice fondata nel 1946 da Adriano Olivetti, per la quale Bassi ridisegnò la collana “Saggi di cultura contemporanea”.

Le sue copertine erano caratterizzate da una veste grafica e da immagini con caratteristiche ben individuabili. In particolare il layout rigoroso, caratterizzo da un quadrato contenente l’immagine, e la grande leggibilità dei testi hanno contribuito in maniera sensibile alla riconoscibilità e al successo della collana.

Flavia Palieri

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