L’intervista a Michele Cucuzza su “Fuori dalle bolle”

Michele è al servizio della comunicazione nazionale e internazionale dalla fine degli anni ’70, ma solo nel 2006 pubblica il suo primo libro e inizia il suo impegno come scrittore di letteratura giornalistica.

Come inizia il suo percorso autoriale e quali sono i temi trattati nei suoi primi libri?

Nel 2005-2006 era nato un movimento, piuttosto raro, di giovani e di studenti coraggiosi contro la ‘Ndrangheta. Era stato ucciso il Vicepresidente del Consiglio Regionale Fortugno e i ragazzi erano scesi in piazza per protestare contro questo delitto di mafia, con uno striscione rimasto poi famoso: «E allora ammazzateci tutti», a significare la sfida che i giovani lanciavano alla mafia. Questo movimento nato a Locri era andato avanti per qualche settimana e ai tempi i telegiornali se ne occupavano, anche dall’estero c’era un’attenzione tutta particolare, soprattutto perché movimenti del genere – composti di studenti giovanissimi, del liceo, che sfidavano a viso aperto una delle più potenti associazioni mafiose – non erano poi così frequenti in Calabria.

Michele Cucuzza, da siciliano e come tutti i meridionali detesta le mafie, e trova insopportabile che un Paese come l’Italia ne abbia quattro così ampiamente diffuse e non riesca a liberarsene. Tutto questo fermento lo aveva incuriosito, tutto ciò che va controcorrente attira la sua attenzione. Cucuzza, allora, conduceva La vita in diretta, e terminato il programma si era recato in Calabria: ha incontrato questi ragazzi, ha voluto conoscerli, li ha intervistati.

«Erano ragazzi come voi,» dice Cucuzza, rivolgendosi alla platea di studenti dell’Istituto Armando Curcio di Roma, in occasione dell’incontro con il giornalista.

Cucuzza ha cercato di raccontare, allora, quella che era la Calabria in quel momento storico, la Calabria della resistenza dei giovani contro le mafie. Quel racconto ha preso la forma di un libro intitolato Ma il cielo è sempre più blu, come la canzone di Rino Gaetano, proprio su suggerimento dei ragazzi di Locri, stando a significare che nonostante le difficoltà, i tempi migliorano – come sguardo speranzoso proiettato al futuro.

Questo libro è stato l’inizio della carriera come scrittore di Michele Cucuzza, un tipico libro di stampo giornalistico, che documenta le ideologie di questo movimento.

Tra i titoli citati mi colpisce particolarmente Sotto i 40. La narrazione di storie di successo è da sempre considerata un ottimo esempio di storytelling. I personaggi scelti oggi hanno fatto tanta strada, conquistando un importante successo nei rispettivi ambiti. Vuole citare la storia di alcuni di loro?

Sotto i 40 è un libro uscito per Donzelli nel 2008, che ha come sottotitolo un emblematico Storie di giovani in paese vecchio, a sottolineare ancora una volta l’impregno profuso da Cucuzza nei confronti dei giovani e dei pubblici giovanili. Cucuzza ha individuato alcuni giovani che all’epoca avrebbero potuto fare carriera, tra cui Matteo Renzi, Luigi de Magistris, Giorgia Meloni e Carolina Kostner, per citarne alcuni. Anche in questo caso, lo stile giornalistico dell’intervista si mescola al mondo dei giovani, di chi – in quegli anni – era sotto i 40 e quindi, in un Paese che vive di luoghi comuni, sempre sull’orlo dello scontro generazionale. Si tratta, dunque, di una “collezione” di giovani che avevano (e in parte hanno avuto) la possibilità di andare avanti in un Paese che, notoriamente, lascia poco spazio agli “adulti di domani” preferendo il “vecchio di oggi”, e che – come afferma lo stesso Cucuzza – è attento a «tenere occupate le poltrone».

Tra le sue passioni, che spesso ritroviamo nei suoi libri, come per le notizie di cronaca e di attualità, non possiamo non ricordare la sua attenzione per l’uso di internet e l’impegno da sempre dimostrato per i giovani.

In un suo libro pubblicato nel 2008, Fuori dalla rete, racconta la nascita del suo blog e la sua interazione con un pubblico di giovani che la seguiva, aspirando a diventare giornalista.

A più di 10 anni da questa pubblicazione, cosa suggerisce ai giovani di oggi per riuscire a essere all’altezza delle esigenze del mercato del lavoro?

Fuori dalla rete nasce quando di Michele Cucuzza era impegnato nell’ambito televisivo: era l’inizio del fenomeno “blog” in Italia, non esistevano follower e like. Sul suo blog personale Cucuzza scriveva post, raccogliendo l’interazione di molti utenti della “primordiale” rete internet. In questo ambiente virtuale, Cucuzza si è trovato a scambiare messaggi con una giovane precaria della periferia romana. Questo epistolario/diario sui generis è finito in Fuori dalla rete, come testimonianza della difficoltà che i giovani avevano allora (e hanno oggi) a entrare nel mondo del lavoro.

Come ulteriore testimonianza, lo stesso Cucuzza in occasione dell’incontro con gli studenti dell’Istituto Armando Curcio di Roma, suggerisce alcune strategie per divincolarsi da quelli che possono essere preconcetti e pregiudizi nei confronti dei giovani.

Essere innanzitutto “curiosi”, di tutto, di qualunque cosa. Il giornalista è l’occhio vigile dell’opinione pubblica, non può annoiarsi e non può perdere l’interesse. La curiosità porta alla “critica”, all’essere critici e a sviluppare un senso critico. La rete è un mezzo potente e divertente in ogni sua tendenza, che permette di acuire il senso critico e di ampliare gli orizzonti della conoscenza, alimentando quella sana curiosità che è lo spirito con cui ogni persona che si definisca giornalista deve osservare il “fuori di sé”; curiosità della quale non può mai essere sprovvista. L’elemento chiave è quello di non rimanere mai passivamente percettori di verità “calate dall’alto”. La rete è uno strumento potente e democratico di conoscenza, e va utilizzato in quanto tale, soprattutto dai professionisti dell’informazione, ma sempre adottando quella “etica del dubbio” che caratterizza l’attività di giornalista.

Si sa, ormai, che i problemi più diffusi sulla rete sono le fake news e la post-verità. Un ferreo senso critico abbinato a una sana curiosità sono le caratteristiche che, secondo Cucuzza, fanno la differenza nell’attività di professionista dell’informazione al tempo della rete.

Come dice Michele Cucuzza, «Nulla ci deve intimorire; nulla dobbiamo snobbare; bisogna essere dentro e fuori, e conoscere il più possibile tutto».

Un altro motivo per cui siamo insieme oggi, è per dare qualche anticipazione del nuovo progetto editoriale, che sarà edito da Armando Curcio Editore. Possiamo definire il suo nuovo libro la sintesi dei diversi lavori finora pubblicati?

Michele Cucuzza ha un particolare interesse per il “fuori”. In occasione dell’incontro con gli studenti dell’Istituto Armando Curcio di Roma, Cucuzza si è detto «orgoglioso di essere in pubblicazione con il Gruppo Armando Curcio Editore», con il libro Fuori dalle bolle! Come sottrarsi alle supercazzole in rete, definendolo come «la sintesi di tutto quello che ho visto e imparato questi anni».

«La situazione “in rete”, dal punto di vista del settore informativo, tende all’esagerazione», dice Cucuzza, «i mezzi di informazione tradizionale, anche nell’era digitale, sono comunque validi, ma tutto cambia online ed è per questo che è fondamentale lo spirito critico». La rete è il luogo dove è necessaria più accortezza, perché è il luogo dove confluisce “tutto”, informazioni pubbliche e private, discussioni pubbliche e private, media e testi di diversi tipi, ecc. ricordando, con le parole di Cucuzza, che «non tutto è oro colato quello che si trova online, ma valutando di volta in volta in modo critico, cioè dubitando, controllando i fatti, senza avere paura dei mezzi e vivendoli in modo consapevole».

Il pensiero di Michele Cucuzza è chiaro: è importante considerare la rete come mezzo per sviluppare l’individualità di ognuno di noi, evitando di cadere in meccanismi perversi o distruttivi, ma sempre ponendo un accento critico, attraverso un approccio con il dubbio, che possa dare un senso a “ciò che sta dentro” e a “ciò che sta fuori”.

Accento importantissimo che Cucuzza pone per la sua nuova pubblicazione è il target cui è destinato, al fine di offrire suggerimenti per non cadere nelle “trappole” (o supercazzole) della rete: un pubblico prettamente giovanile o comunque di famiglie con figli giovani. È evidente, ancora una volta, l’impegno che Michele Cucuzza offre in modo appassionato e disinteressato al pubblico più giovane, mettendo a disposizione il suo enorme bagaglio di esperienze e di cultura come giornalista, come scrittore e come sintesi di entrambe. Obiettivo: raccontare la nostra vita con una maggior consapevolezza dei mezzi di comunicazione e una maggior conoscenza del mondo.

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