Il design dei campi profughi

Il design dei campi profughi

Al giorno d’oggi i profughi ed i richiedenti asilo nel mondo sono ben 65 milioni, il MoMA pochi giorni fa ha aperto i battenti alla mostra “Insecurities: Tracing Displacement and Shelter” incentrata sul design dei rifugi nei campi profughi.

La mostra, che andrà avanti fino al 22 gennaio 2017, s’interroga su come arte, architettura e design hanno affrontato un tema così serio come quello dei profughi; l’antropologo indiano Arjun Appadurai ha definito questo fenomeno come “modernità in polvere“, questa modernità ha influenzato la visione e la realizzazione dei campi profughi in tutto il mondo. 
I rifugi dovrebbero avere un ruolo momentaneo in una situazione di transizione, di fuga, ma troppe volte diventano campi permanenti.

[Photo: Nizip II, Container Camp]

Sean Anderson, in poche parole, prova a raccogliere lo spirito della mostra “Riescono, o meno, architettura e design a rispecchiare le condizioni dei profughi? In questa nostra ricerca abbiamo iniziato a vedere come l’architettura stava cercando una propria identità”

[Nader Khalili, 1995]

Nella mostra si possono trovare i rifugi modulari realizzati dall’IKEA Foundation con la collaborazione dell’Agenzia Onu per i rifugiati. Sono presenti i lavori di Teddy Cruz, famoso per le spettacolari installazioni sul tema della recinzione esplorando le dinamiche di conflitto al confine tra Stati Uniti e Messico. 
A questo si aggiungono fotografie catturate dai migliori fotografi in giro per il mondo, una carrellata di elementi che ormai fanno parte del nostro tempo e che con esso si stanno evolvendo.

[Erbil, Iraq. (©2015 Erik Hagman)]

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