Laureato in fisica, ha pubblicato una serie di storie per bambini.
La nostra redazione ha intervistato Ferdinando Albertazzi, autore di “Dina la gocciolina”.
1) Come si è sviluppata e da quali esigenze è nata l’idea che ha dato vita a questo racconto?
Galeotta fu la scoperta scientifica, giusto di dieci anni fa, che non ci sono due gocce d’acqua uguali. Scoperta peraltro ricordata anche nell’appendice dell’album.
2) Cosa rappresenta il personaggio di Dina la gocciolina?
In un mondo sempre più omogeneizzato e piallato a zero, Dina è tedofora di una splendida intuizione della Maude di Harold e Maude di Higgins: “Il più grande torto che possiamo fare a noi stessi è permettere ad altri, che sono diversi, di considerarsi uguali a noi”.
3) Qual è l’intento pedagogico di questa storia? Cosa dovrebbe insegnare ai giovani lettori?
Se in una narrazione l’intento pedagogico è evidente e marcato, allora è una storia da buttare nel cestino.
4) In che modo si deve parlare ai più piccoli? Quali sono i segreti per la scrittura di un racconto che parli ai giovani in maniera chiara?
Non ci sono segreti, al di là dell’essere onesti. Vuol dire scrivere soltanto le storie che reclamano di essere scritte, che non ci lasciano in pace se non lo facciamo.