Durante il periodo fascista, impiegando l’eredità del padre Alfredo, creò l’Istituto Editoriale Moderno. La divulgazione di «Grandi Opere» fu una piccola iniziativa editoriale che rese l’intuizione del giovane Curcio una vera casa editrice: ampliò e diversificò l’offerta editoriale dall’edicola alla libreria, trovando l’apprezzamento del pubblico e delle istituzioni.
La storia della casa editrice, che ancora oggi porta il suo nome, è la storia di un’idea e le idee dell’editore erano piuttosto chiare: portare direttamente nelle case dei clienti opere di alto valore, rendendole accessibili a tutti.
C’era una volta, in una modesta piccola stanza, un modesto piccolo uomo.
Quest’uomo ebbe un’idea: creare una serie
di opere dedicate alla divulgazione della cultura.
Alla base di questo ambizioso progetto c’era il rispetto e l’amore per la gente,
l’intendimento di portargli opere diligentemente informate,
in vesti editoriali nitide, curate e signorili, ma accessibili a tutti.
C’era il desiderio di far crescere il nostro Paese allo stesso livello di Germania, Francia, Inghilterra e America.
Ora, per realizzare quel sogno, occorrevano grandi capitali.
E il piccolo uomo non aveva che il suo cervello, le sue braccia,
e una grande volontà.
«Quando il seme è buono», egli pensava,
«E quando la terra è feconda, i badili, gli aratri, l’acqua, i concimi e le braccia si trovano.
E il sole c’è, e la natura compie da sola i suoi straordinari miracoli».
E il piccolo uomo gettò quel seme.
Il suo cuore tremava, ma la sua mano era ferma.
L’humus era fecondo, perché l’Italia ha così alte tradizioni di cultura e di civiltà,
che i primi sbocci furono incredibilmente rapidi e felici.
Il campo editoriale fu posto presto a rumore.
Il piccolo uomo fu imitato ed osteggiato.
Gli diedero dell’impertinente e dell’iconoclasta,
e camminarono nel solco da lui segnato.
Ora, i germogli erano sempre più vivi. Intorno a quel seme si moltiplicavano,
miracolosamente, le vanghe, i materiali fertilizzanti e gli uomini di buona volontà.
Ai vecchi strumenti si sostituivano le moderne trattrici, alle capanne le case ordinate e civili.
I teneri arboscelli s’irrobustivano e diventano querce.
Così, da un piccolo seme è nata una grande fattoria, laboriosa e produttiva.
Così, da una piccola idea è nata una grande organizzazione al servizio della cultura.
Armando Curcio