In occasione dell’anniversario della morte di Gianni Rodari che ci lasciava il 14 aprile del 1980 vogliamo parlare della creatività e della fantasia, vere protagoniste indiscusse delle sue opere, e desideriamo raccontare la sinergia che si venne a creare tra lo scrittore e l’artista Bruno Munari, nella realizzazione di moltissimi progetti e nel particolare sguardo innovativo con il quale entrambi guardarono allo sviluppo creativo di bambini e bambine.
La fantasia del fare e disfare
Favole al telefono e la capacità di inventare
Gianni Rodari si avvalse della collaborazione di Bruno Munari per le illustrazioni di diversi testi tra i quali il famigerato “Favole al telefono” e “Filastrocche in cielo e in terra”.
“Favole al telefono”, in particolare è una delle opere più celebri di Gianni Rodari scritta nel 1962 con illustrazioni di del grande grafico e artista Munari. L’opera è per bambini, è vero, ma un lettore adulto può ricavare da questo favole una molteplicità di chiavi di lettura diversi e spunti riflessione. La favola “Brif, bruf, braf” potrebbe sembrare solo una favola in cui due bambini giocano tra loro parlando in codice, provocando il fastidio di una signora che non li comprende. Ma in realtà, racchiude svariati significati. Prima di tutto, evidenzia l’importanza che ha per i bambini l’esprimersi con un loro codice, mostrare l’allegria in un loro modo particolare, inventando un linguaggio. E poi emerge quanto sia importante che gli adulti li comprendano. Infatti, mentre una signora rimane infastidita da questo dialogo tra bambini, secondo lei insensato, un altro signore si mette in ascolto per interpretare il codice dei bambini. Ne guadagna così, a sua volta, in allegria e spensieratezza.
Un’altra favola che racchiude moltissime chiavi di lettura è “Il giovane gambero”. Il giovane gambero non voleva camminare all’indietro come tutta la sua famiglia, ma voleva camminare andando in avanti. Così, rifiutato dalla sua famiglia e cacciato di casa, andava sempre avanti, nonostante anche gli altri animali lo criticassero e lo prendessero in giro. Alla fine, Gianni Rodari, non ci dice come finisce la storia, ci dice solo che con coraggio il gambero sta andando avanti e gli augura buon viaggio.
Le illustrazioni di Munari in “Favole al telefono”
Anche solo dando uno sguardo alla copertina di “Favole al telefono” di Gianni Rodari si rimane per un attimo incantati nel cercare di comprendere e decifrare i simboli presenti all’interno di un cerchio dallo sfondo nero. La curiosità è, quindi, il primo effetto suscitato dai creativi disegni di Bruno Munari. Un aspetto davvero centrale dei suoi disegni è il totale abbattimento della banalità. Invece di descrivere ciò che accade all’interno delle favole o di rappresentare pedissequamente i personaggi coinvolti Munari dà vita disegni fantasiosi che con le loro linee e i loro colori alludono a ciò alle vicende raccontate senza descriverle, lasciando uno spazio totale alla fantasia e all’inventiva di bambini e bambine. Basti guardare i disegni realizzati per la favola “Alice casca in mare”, in cui nelle prime pagine troneggia un’onda stilizzata a simboleggiare il mare, per accorgersi della poesia e del rispetto per la creatività dei bambini che questi racchiudono.
Anche i disegni realizzati per la favola precedentemente citata, “Brif Bruf Braf”, non hanno nulla di scontato; anzi, con le loro linee aggrovigliate, le loro forme non definite, e il loro intrecciarsi sembrano voler trasmettere l’originalità del nuovo codice linguistico inventato dai due piccoli protagonisti. Le illustrazioni, inoltre, sembrano voler elogiare proprio la capacità, tipica del mondo infantile, di costruire, fare e disfare come se il mondo fosse malleabile pongo a cui poter cambiare forma, a proprio piacimento.
Il trionfo della fantasia: l’intesa tra Rodari e Munari
La collaborazione tra Rodari e Munari fu così virtuosa perché lo scrittore e l’artista erano uniti non solo da una visione condivisa dei progetti da realizzare, ma anche da una prospettiva comune nei confronti del mondo dell’infanzia. È celebre l’elogio dell’errore da parte di Rodari che, lungi dal considerarlo un elemento da rimproverare e celare, lo esalta come forma primaria dell’apprendimento. Dall’errore, infatti, si può ricavare una storia, si può sviluppare la fantasia fino ad arrivare a non ripeterlo. È proprio ne “La Grammatica della fantasia” che Rodari scrive: «Sbagliando s’impara, è un vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe essere che sbagliando s’inventa».
Attraverso queste parole, si può comprendere quanto, anche giocando su vecchi proverbi, Gianni Rodari desiderasse rompere schemi precostituiti e puntasse a promuovere un nuovo sistema di apprendimento orientato sulla fantasia e sul gusto della lettura.
Non è un caso che anche Munari abbia scritto un testo completamente dedicato al tema della fantasia, uscito per Laterza nel 1977. Dall’immagine di copertina, in cui un semplice pennello assume un nuovo aspetto sino a sembrare una bambina con le trecce, si intuisce l’obiettivo del testo. L’artista, infatti, nel suo libro, propone immagini da analizzare e sulle quali riflettere mettendo, in evidenza associazioni e relazioni originali e innovative tra gli elementi. Inoltre, Munari non si sottrae dalla spiegazioni di metodi pratici attraverso i quali sviluppare fantasia e abilità creative, fornendo consigli e idee da cui partire.
I concetti che l’artista esprime nella sua opera si raccolgono, infine, andando a formare una vera e propria filosofia della fantasia fatta di fare e disfare, di errori e di imprecisioni vissuti, esattamente come Rodari, non come colpe ma come principi di innovazione, creatività e cambiamento.
Flavia Palieri
Una risposta
Grazie, lo userò nella mia tesi