Master vs Laurea: la specializzazione offre più opportunità
Avete presente lo stato di confusione, ansia e paura che vi assale pensando al futuro, a ciò che verrà, a ciò che ne sarà di voi? Sfido chiunque a non aver provato questa sensazione almeno una volta nella vita. Un momento magico e indimenticabile come la laurea seguito da un flusso interminabile di pensieri che sfociano nella fatidica domanda: “E adesso?”.
Come trovare il Master adatto
Giorni di ricerche, colloqui e buchi nell’acqua, fin quando non è arrivata un’illuminazione, la luce alla fine del tunnel. Ho scelto di proseguire gli studi, iscrivendomi al Master di I livello “Lavorare in casa editrice: come diventare professionisti dell’editoria”, un percorso in Editoria, scrittura e comunicazione, presso l’Armando Curcio Editore. Perché? Per due semplici ragioni: la prima è che volevo la pratica, ciò che all’Università mi era sempre mancata, la seconda è che, purtroppo, oggi vale il pezzo di carta e avere un Master significa avere più chance di chi ha solo una laurea.
Un Master per lavorare in casa editrice
Ciò che mi ha subito colpito è stato il nome del Master, “Lavorare in casa editrice: come diventare professionisti dell’editoria”.
Essendo laureata in Lettere Moderne alla triennale e in Editoria e Scrittura alla magistrale, tale scelta mi è sembrata coerente con il mio percorso di studi. Almeno in questo mi ritengo fortunata perché, fin dal liceo, ho sempre avuto le idee chiare: ho la passione per il giornalismo e la scrittura e sogno di lavorare in una redazione.
Quando il sogno diventa realtà
Il problema non è avere un sogno definito, il problema è trasformarlo in realtà. L’interesse per l’editoria, invece, è nato all’Università nel momento in cui ho lavorato presso l’Aracne Editrice, l’unica esperienza pratica fatta durante la magistrale. In un mondo in cui la redazione giornalistica, così come la intendo io, con le stampanti, i quotidiani e la carta, sta morendo, lavorare nell’ufficio redazionale in una casa editrice è diventato il mio nuovo sogno. In questo modo posso stare a contatto con i libri, ma soprattutto con la scrittura perché, alla fine, scrivere è ciò che mi interessa maggiormente e leggere è il modo migliore per imparare a farlo.
Formarsi con dei professionisti
Durante il mio anno all’Armando Curcio ho avuto modo, almeno fino a febbraio, di seguire le lezioni in sede e confrontarmi face to face con i docenti, sempre disponibili per chiarimenti o dibattiti. L’essere pochi in aula, nonostante il mio turbamento iniziale, poiché ero abituata alle classi numerose della Federico II o della Sapienza, è stato a mio vantaggio perché gli insegnati riuscivano a seguirci di più, e soprattutto si è creata armonia anche tra noi compagni, nonostante appartenessimo a corsi differenti: il lavoro di squadra è stato essenziale per un buon risultato finale.
Dalla teoria alla pratica
Fin da subito, inoltre, ho iniziato a fare ciò che amo: scrivere, in varie forme e di vari argomenti. Ogni corso ha integrato ad una giusta teoria un’adeguata pratica. Ci siamo esercitati sulla scrittura creativa, abbiamo creato un blog, abbiamo imparato il linguaggio dei social network, ci siamo confrontati con quello SEO, ci siamo approcciati a WordPress e, infine, abbiamo creato una vera e propria campagna di storytelling. Durante la quarantena e le lezioni online non sono mai mancate le esercitazioni di editing o di scrittura, in modo da continuare il nostro percorso e migliorarlo pian piano: più scrivo, più imparo, più non ripeterò i medesimi errori, più diventerò esperta.
Formazione al lavoro
Credo che dal vivo sarebbe stato ancora più interessante perché preferisco il confronto diretto che tramite uno schermo, ma i risultati comunque sono stati raggiunti. Adesso, ciò che mi auguro dallo stage finale è quello di continuare ad esercitarmi, imparare, non fermarmi e magari non ritrovarmi al punto di partenza nel dovermi chiedere “E adesso?”. Vorrei che questo master e questo stage mi diano uno sbocco lavorativo, o quanto meno una spinta per potere realizzare i miei sogni: la luce in fondo al tunnel è ancora accesa, speriamo non si spenga.
Elena Calabrese