Grafiche editoriali rivoluzionarie

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Nel settore della grafica editoriale, prevalentemente caratterizzato, almeno fino alla metà degli anni ’50 del 1900, dalla presenza maschile – come si poteva riscontrare anche in molti altri ambiti artistici, letterari e culturali – alcune donne riuscirono però a dimostrare il loro incredibile talento: misero in campo le loro capacità e con studio, tenacia ed esperienza apportarono audaci cambiamenti nella veste grafica di riviste, loghi, pubblicità e pubblicazioni editoriali.

Vediamo, quindi, insieme due esempi di donne che possono essere considerate, seppur per caratteristiche differenti, tra le più grandi grafiche editoriali. Ci concentreremo su Cipe Pineles e Muriel Cooper.

Lo stile innovativo di Cipe Pineles come art director

Cipe Pineles nacque in Austria nel 1908 ed emigrò in America negli anni ’20. La sua carriera come graphic designer ebbe inizio nel momento in cui venne assunta da Condé Nast (fondatore della casa editrice Condé Nast Publications che vanta la pubblicazione di riviste note a livello mondiale) per lavorare nell’ufficio di M. F. Agha, impegnato, al tempo, nella direzione artistica dei numeri di Vanity Fair”, “Vogue e House of Garden”.

Maturata una certa esperienza, riuscì a imporsi nel mondo editoriale, divenendo la prima art director donna del mercato di massa americano. Fu capo-redattrice di “Glamour” e art director di “Seventeen” e “Charm” e a ogni rivista cui si dedicò seppe dare il suo tocco originale.

 

In particolare la definizione di un preciso target tutto al femminile per le riviste, orientò le scelte della Pineles verso vesti grafiche innovative in cui la fotografia ebbe un ruolo sempre maggiore: immagini e testo erano in grado di dialogare in modo nuovo tra loro attraverso giochi di asimmetria e giustapposizione, il font veniva rinnovato e le protagoniste delle copertine diventavano le lettrici stesse. Ma i cambiamenti non toccarono soltanto la veste grafica, ma anche gli argomenti trattati all’interno delle riviste; ad esempio, in “Charm” si concentrarono temi legati all’emancipazione femminile e all’importanza della realizzazione professionale delle donne.

Molti artisti, da lei scoperti, contribuirono alla realizzazione di copertine di grande qualità e decisamente accattivanti, capaci di stimolare curiosità e attenzione e alcuni di loro acquisirono una grandissima fama.

Non è un caso che la Pineles sia considerata una rivoluzionaria nell’ambito del design editoriale.

Muriel Cooper e la sua creatività nell’ambito della grafica editoriale

Intorno agli anni ’50 alcune donne riuscirono a distinguersi nel campo della grafica editoriale, spiccando per le loro creatività e la capacità di avvalersi di nuove tecnologie. È questo il caso di Muriel Cooper considerata un’antesignana nell’ambito della grafica editoriale, del design digitale e della ricerca. Iniziò la sua carriera nell’ambito della grafica pubblicitaria. Nel 1952 diventò designer freelance per il Massachusetts Institute of Technology, da poco costituito, e che sarebbe poi diventato il MIT Press. Ne divenne Design Director nel 1967.

Si occupò del design di moltissimi simboli prima di approdare al MIT Press, ma uno dei suoi lavori più iconici è sicuramente il design del logo del MIT Press che spicca per la sua semplicità e per la sua capacità di mostrare perfettamente il concetto dal quale è nato: si tratta, infatti di sette sbarre che non solo vanno a rappresentare in maniera stilizzata le lettere “mitp”, ma anche uno scaffale di libri. Il progetto, nel suo risultato definitivo, sembra essere molto semplice e intuitivo ma è in realtà frutto di un grande studio e una profonda ricerca dei dettagli testimoniati dagli schizzi della grafica.

 

La progettazione grafica dell’adattamento inglese “The Bauhaus: Weimar Dessau Berlin Chicago” da parte di Muriel Cooper

Un altro tra i progetti principali di Muriel Cooper è la progettazione grafica dell’adattamento inglese di “The Bauhaus: Weimar Dessau Berlin Chicago” di Hans M. Wingler realizzata nel 1969 in occasione dei cinquant’anni dalla nascita della Bauhaus, la famigerata scuola tedesca di arte e design che ebbe origine nel 1919. La scuola che ebbe sede a Weimar, a Dessau e a Berlino fu ideata da Walter Gropius. Questa fu il fulcro di un vero e proprio movimento artistico di grande innovazione nel campo del design e divenne un laboratorio sperimentale: la sua eredità ha grande influenza ancora oggi.

Il risultato di Muriel Cooper si può considerare ancora più strabiliante alla luce del fatto che, originariamente, i corsi organizzati dalla famigerata scuola potevano essere frequentati quasi esclusivamente da uomini, mentre alle donne era concessa la frequenza solo a specifici corsi come tessitura, rilegatura e ceramica.

Insomma, Muriel Cooper, che ci ha lasciato troppo presto a 69 anni, ha saputo dare un’impronta innovativa nell’ambito del MIT Press e della grafica in generale, grazie alla sua spiccata creatività e al suo lavoro di ricerca e sperimentazione.

Flavia Palieri

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