Giornata mondiale della libertà di stampa: leggere per ricordare, scrivere per resistere

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Ogni 3 maggio, il mondo celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa, un’occasione non solo per ricordare l’importanza del diritto all’informazione, ma anche per riflettere sul valore profondo della lettura e della tutela delle opere scritte come baluardi della memoria e della libertà. In un tempo in cui la verità rischia di essere soffocata da eccessi di rumore e disinformazione, leggere diventa un atto di resistenza e consapevolezza.

I libri, i saggi, i reportage giornalistici e ogni forma di narrazione scritta rappresentano archivi vivi della memoria collettiva. Attraverso la lettura, recuperiamo storie dimenticate, esperienze censurate, voci marginali. La parola scritta non è mai neutra: custodisce emozioni, denuncia ingiustizie, mette in discussione le versioni ufficiali dei fatti. Proteggere le opere significa proteggere l’accesso alla verità, ai diritti, alla giustizia.

In questo contesto, la libertà di stampa non è solo un diritto dei giornalisti, ma un dovere civile che riguarda tutte e tutti. Dove manca una stampa libera, vengono oscurate le storie scomode, si alimenta l’oblio e si spegne il pensiero critico. La lettura consapevole è il primo passo verso una cittadinanza attiva, verso la capacità di distinguere tra manipolazione e informazione, tra propaganda e conoscenza.

La tutela delle opere, anche attraverso la traduzione e la diffusione nei diversi contesti culturali, permette di ampliare il nostro orizzonte e di riconoscere il valore delle parole come strumenti di connessione e riflessione. Ogni testo salvato, tramandato, difeso dalla censura è un pezzo di libertà riconquistata. Ogni lettore è un custode della memoria, ogni editore un garante della pluralità.

Celebrare oggi la libertà di stampa significa quindi anche difendere il diritto di leggere, di sapere, di comprendere il mondo. In un’epoca segnata dalla velocità e dalla frammentazione delle informazioni, tornare alla profondità della parola scritta è un gesto rivoluzionario. Perché leggere non è mai un atto passivo: è un modo per scegliere da che parte stare.

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